LA NOSTRA STORIA

Soci fondatori del Centro Sportivo Brembo

Soci fondatori del Centro Sportivo Brembo

  • Anno di fondazione: 1970
  • Colori sociali: azzurro nazionale
  • Campo da gioco: campo sportivo comunale Dalmine – Via Martiri di Nassiria
  • Misure: misure 105×65 metri
  • Capienza: 400 posti
  • Albo d’oro:
    • 1985/1986 – 1° posto campionato 3a categoria
    • 2008/2009 – 1° posto campionato 3a categoria

Soci fondatori del Centro Sportivo Brembo

Soci fondatori del Centro Sportivo Brembo

  • Sig. Mariani Adolfo – Industriale
  • Sig. Lodetti Luigi – Vinicola
  • Sig. Locatelli Angelo – Idraulico
  • Sig. Gambirasio Francesco – Rappresentante
  • Sig. Rigamonti Franco – Elettrotecnico
  • Sig. Ongis Giuseppe – Panettiere
  • Sig. Ravasio Francesco – Bar Sport
  • Sig. Salvi Valerio – Impresario
  • Sig. Sorti Ezio – Giornalaio
  • Sig. Bettoni Pietro – Oste
  • Sig. Tomasoni Antonio – Falegname

Il quartiere Brembo

 

Nel corso dei secoli quel vasto territorio posto a ovest degli abitati di Sforzatica e Dalmine fino al fiume Brembo, quasi disabitato e destinato a pascolo e poi a coltivazione agricola, era chiamato Campagne di Sforzatica o Campagna grande di Sforzatica. Era un terreno irrigato dai fossi ricavati dalla roggia medievale della Coda di Serio che scorreva da nord a sud come, appena sotto la scarpata della pianura, la roggia Brembilla. In parte era terreno del comune di Sforzatica, ma la gran parte era di proprietà dei Canonici Lateranensi del convento di S. Spirito di Bergamo, che avevano acquistato questi beni verso la fine del 1400.

Gli abitanti della zona vivevano in cascine sparse ed erano dediti all’agricoltura. Vivevano isolati e solo i parroci facevano loro visita qualche volta, come in occasione della benedizione delle case o delle registrazioni chiamate “stato delle anime”, una specie di anagrafe civile e religiosa perchè indicava la famiglia di appartenenza, l’età delle persone e il loro mestiere, ma anche qual era la loro situazione religiosa in fatto di pratica dei sacramenti.

Tra il 1825 e il 1841 il comune di Sforzatica aveva provveduto a “livellare” i terreni che oggi corrispondono alle parti del quartiere comprese tra il Viale Brembo a sud e la via 25 Aprile a Nord, la via Sertorio a Ovest e la via S. Francesco a est, con la via Pesenti che permetteva l’accesso ai terreni. Il territorio, quasi 34 ettari, era stato suddiviso in una quarantina di lotti da coltivare e affittati a contadini o possidenti perchè li potessero trasformare da pascoli o incolti in campi da coltivare, in cambio di un affitto della durata di solito di venti o trenta anni. Nel 1845 i signori Pesenti, commercianti di Bergamo, acquistarono un edificio che trasformarono in una villa di campagna e insieme con il vicino Milesi costruirono nel 1848 la chiesetta dedicata alla Madonna Addolorata che divenne un punto di riferimento religioso per i molti contadini della zona.

In occasione della visita pastorale a Dalmine a metà dicembre 1936 Mons. Bernareggi, mentre era a pranzo in casa del parroco don Rocchi insieme con alcuni dirigenti fece presente la necessità di fabbricare una nuova chiesa verso la parte che si svolge al fiume Brembo. Il 9 giugno del 1935 in località cascine Brembo venne benedetto l’asilo con una lapide dedicata al Sig. Sertorio che aveva donato l’area. Sul vertice opposto il 18 marzo 1938 il Cav. Giuseppe Bombardieri comprò dal Sig. Pesenti il terreno che donò alla parrocchia di S. Maria d’Oleno per la costruzione della chiesa desiderata dal vescovo.

Alla fine della 2° guerra mondiale Mons. Bernareggi fu a Sforzatica nei giorni 5 e 6 settembre 1945 per una seconda visita pastorale nella diocesi e l’ultima sera si recò in visita anche alla Chiesina Pesenti. Il Vescovo, avendo ormai il terreno per la chiesa, aveva maturato l’idea di inviare un sacerdote che si interessasse in particolare della gente delle Campagne e diede quindi precise disposizioni perchè si cercasse un’abitazione per ospitarlo. Ma la situazione sembrava non sbloccarsi. Tra gli studenti di teologia che stavano per diventare sacerdoti, Mons. Bernareggi ne individuò uno che, per le sue doti personali, sembrava adatto a realizzare il desiderio della gente di Brembo. Così don Piazzoli fu inviato alla parrocchia di S. Maria d’Oleno con l’incarico di seguire da vicino la gente sparsa nelle cascine vicine al fiume Brembo.

Il 15 settembre 1949 il Vescovo Mons. Bernareggi diede avvio al nuovo vicariato parrocchiale del Brembo, di cui benedisse e posò la prima pietra per la nuova chiesa l’1 ottobre 1950. Nel frattempo per le funzioni religiose i Sigg.ri Pesenti misero a disposizione l’oratorio annesso alla loro villa. L’inaugurazione della nuova chiesa avvenne il 20 agosto 1955, con la consacrazione celebrata dal nuovo vescovo Mons. Piazzi. Un altare accoglieva la statua S. Adriano, in onore del vescovo Bernareggi che aveva voluto un prete e una chiesa per questa parte del territorio di Dalmine e che aveva donato una delle tre statue della Madonna Pellegrina che erano servite per la Peregrinatio Mariae in provincia di Bergamo nel 1949.

Nel 1957 don Giacomo Piazzoli provvide ad acquistare dalla Pro Dalmine 120 mila mq di terreno che lottizzò, tracciando strade e portandovi l’acqua, con l’obiettivo di realizzare un nuovo villaggio. Nonostante gli ostacoli posti dall’Amministrazione comunale, il progetto trovò il consenso di numerose famiglie, di Dalmine e anche dal resto della provincia. Altri privati provvidero a realizzare nuove utilizzazioni su terreni di loro proprietà. Anche il comune a quel punto si adeguò ampliando la scuola elementare e riconoscendo attraverso un nuovo piano regolatore l’esistenza di un nuovo quartiere.

Negli anni ’90 e nel primo decennio del nuovo secolo Brembo è ulteriormente cresciuto e oggi si avvia a diventare uno dei più grossi quartieri cittadini.

40 anni. Rose fiorite dalla raccolta degli stracci

Una storia della Società Sportiva Brembo

 

Un volumetto per celebrare i primi 40 anni della Società Sportiva Brembo: “Se son rose fioriranno. 40 anni di storia”.
Il desiderio degli autori di questa storia è quello di rafforzare – in coloro che in questi 40 anni ne sono stati i protagonisti (organizzatori, allenatori, genitori e atleti) – la memoria, fornendo un “album” di ricordi per scongiurare il rischio, sempre presente, dell’oblio, suscitando così nuovi racconti e nuove memorie.

Ma l’obiettivo è anche quello di rendere partecipi della lunga storia della S. S. Brembo i più giovani, nonché coloro che entrano in contatto ogni giorno e per tante ragioni con la Società.
In questo modo, non andrà disperso quell’ingente bagaglio di esperienze maturato in 40 anni, facendo tesoro di quanto di positivo è stato fatto.

Questo è il contributo che la S. S. Brembo vuole dare alla scrittura della più ampia storia della Città di Dalmine.
In questa sezione, il racconto, per sommi capi, della storia della società. Una storia che è un crescendo di esperienze, occasioni e impegno.

Nella fossa dei leoni

 

“Nel 1970 si è costituito in Brembo, frazione del Comune di Dalmine, in via Pesenti, Oratorio, il “Centro Sportivo Brembo””: così recita l’incipit del primo statuto della società, nata per volontà di un gruppo di ragazzi che frequentava l’oratorio, ragazzi desiderosi di partecipare a un vero campionato di calcio e sicuri (manco a dirlo) di poter ottenere buoni risultati.

Ma lo statuto non dice tutto, non racconta il retroscena. Vale la pena fare un passo indietro, e vedere come quei ragazzi riuscirono a fondare la società.
Partendo da stracci e carta da riciclare.
Sì, perché, forse quei ragazzi erano fin troppo entusiasti – Il campo c’è, dice uno – L’allenatore lo fa mio padre, dice il Paolo – Ma i giocatori? – Noi, il suo amico, quei due di Sforzatica, poi ne troveremo altri – Bene, allora si parte! – Un momento, ma i soldi?

Già, i soldi. Perché, buona volontà ed entusiasmo a parte, per fare una squadra come si deve servono anche i soldi. Come procurarseli?
A quel tempo, anche a Brembo c’era un’attività che ora pare dimenticata, fuori dal tempo, ma che allora era importante: un sabato al mese si effettuava la raccolta porta a porta di carta e stracci. Il materiale veniva venduto ai commercianti di rottami, traendone discreti guadagni.

Il volume del materiale raccolta doveva però essere aumentato per migliorare i profitti e metter da parte una somma sufficiente per avviare la squadra. Si domandò aiuto agli amici e conoscenti che possedevano trattori e furgoni, e non solo: un carretto era in servizio tutti i giorni durante le vacanze estive – un carretto che girava il paese alla ricerca di nuovi clienti, facendo di tutto per soddisfare le richieste di chi aveva urgenza di sbarazzarsi di ferraglie e altro materiale.

A volte, con quel carretto al traino, finiva per essere più faticoso trasportare i volontari durante il viaggio di andata che il materiale nel ritorno. Ma ne valeva la pena: alla fine si ricavarono 800 mila lire, una bella sommetta per cominciare.

Eppure … eppure nonostante l’impegno, il denaro raccolto non era abbastanza per mettere in campo un campionato come si deve. Arrivò provvidenziale il consiglio don Giacomo Piazzoli, allora parroco di Brembo: bisognava costituire una vera e propria Società Sportiva, capace di gestire tutte le attività necessarie.

E per farlo occorreva gente che, su come cavarsela in situazioni difficili, ne sapesse molto di più dei nostri intrepidi e volenterosi ragazzi. Si cercò in paese e si individuarono persone scafate, alcune delle quali già si occupavano di volontariato. Nessuno si tirò indietro: tutti accettarono di buon grado dando il loro appoggio organizzativo ed economico.

Si partì, accompagnati dall’augurio di don Giacomo: “se son rose fioriranno”.

Favolosi Settanta

 

All’epoca (era il tempo in cui Brembo era solo “il villaggio”, ovvero il quartiere costruito per iniziativa di don Giacomo – era il tempo in cui le zone fra viale Brembo e via Pesenti non erano ancora state urbanizzate e i terreni erano recintati da una rete e coltivate – era il tempo in cui si faceva “ol gir de la rét”) si giocava sul campo da calcio dell’oratorio, che si trovava – qualcuno se lo ricorda ancora – circa tre metri in profondità rispetto all’attuale livello di gioco. Lo si chiamava “la fossa dei leoni”. Tutto attorno correva una corsia, percorsa in bicicletta e motorino dai ragazzi dell’oratorio.

Gli spogliatoi furono ricavati sotto la sacrestia della chiesa, dove attualmente si trova il locale caldaia. Due stanzette di circa 10 metri quadrati ciascuna, con panche e attaccapan- ni di legno dove si ammassavano 30 persone, con in più una stanzetta per l’arbitro, uno sgabuzzino dove si bolliva il tè e, all’ingresso, un lavandino con quattro rubinetti dove, a fine partita, i giocatori si lavavano – insomma, niente docce. Per le urgenze, bè, c’era l’oratorio.

Ristrettezze e difficoltà, certo, ce n’erano. Ma intanto si era partiti, e questo era quello che più contava, per gli sportivi dell’oratorio di Brembo.
Pian piano si sarebbe fatto il resto.
Nel 1973 i volontari della Società, aiutati dall’impresa edile dei fratelli Valerio e Giovanni Salvi (anche loro, d’altro canto, membri della S.S. Brembo) realizzano un muro di contenimento e una recinzione metallica attorno alla “fossa”. Il campo comincia così ad assumere una fisionomia più adatta a ospitare partite più importanti e ad essere omologato per la terza categoria.

Due anni più tardi, nel ’75, viene realizzato l’impianto di illuminazione del campo, rendendolo così utilizzabile per l’allenamento anche nelle ore serali, con una spesa a carico della SS Brembo, che donando pali e proiettori riesce a contenere la spesa a 900 mila lire. Quello di Brembo diventa uno dei pochi campi a Dalmine dotato di illuminazione – anche se resta ancora poco più di un campo di patate!

Piccoli sportivi crescono: gli Anni Ottanta e Novanta, e oltre

 

Nel 1983 la squadra della S.S. Brembo viene promossa in seconda categoria. È una grande gioia, sminuita però da un’amarezza: il campo da gioco non è omologato per quella categoria: ci si adatta e si emigra sul campo dei “cugini” di Mariano, dove si continuerà a giocare fino al 1997.

Nel 1984, l’Amministrazione Comunale, a seguito del pressing della Società, concede a uso spogliatoi uno spazio negli scantinati della scuola materna, che si trova a pochi metri dal campo. Entra in campo il solito volontariato e si ricavano due ampi spogliatoi completi di docce e servizi igienici, nonché lo spogliatoio dell’arbitro e un capiente magazzino. L’arrivo di don Tommaso Barcella nel 1988 – dopo la tragica morte di don Giacomo – segna una cesura importante: la grande esperienza di società sportive che portava con sé divenne uno stimolo indispensabile per Brembo. L’89 è anche l’anno di avvio di “Insieme in festa”, che diventa un importante cespite di introiti per la Società.

Con gli anni ’90 arrivano nuove esigenze: insomma, non di solo calcio vive lo sportivo. Nel 1993, un gruppo di ragazze del quartiere – sostenute dagli appassionati – riesce a ottenere l’introduzione, accanto al calcio, della pallavolo.
Il ’95 è l’anno del passaggio di consegne fra generazioni: il nuovo direttivo è anche simbolo di una nuova epoca. Chi aveva gestito la Società fino ad allora era nato negli anni ’30 e ora lasciava il testimone ai giovani, quelli degli anni ’50-’60.

Si trova anche una soluzione al problema dell’omologazione del campo. Se ne fa carico la parrocchia che, nel 1997, decide di rifare il campo con fondo in sabbia: la mitica “fossa dei leoni” viene riempita con migliaia di metri cubi di materiale inerte, portando il terreno di gioco all’attuale livello con conseguente aumento di superficie e consentendo – dopo aver dato garanzie alla FIGC quanto alla realizzazione il più presto possibile di spogliatoi vicini al campo – di ottenere il permesso di tornare a giocare con la prima squadra a Brembo. La struttura così rinnovata viene dotata anche di un nuovo impianto di illuminazione, realizzato interamente dalla Società.

Le promesse, però, non vengono mantenute: nel 1998 gli spogliatoi non sono ancora stati realizzati e viene così revocata l’omologazione del campo, che resta in uso solo per la terza categoria. Si torna a “emigrare”: la destinazione è, questa volta, prima il Velodromo, poi, nel 2002, di nuovo il campo di Mariano.

Solo nel 2005, dopo trent’anni di contrasti e intoppi burocratici, viene consegnato dal Comune il nuovo impianto sportivo.

Uno sguardo al passato

 

Dal 1970 a oggi, centinaia di atleti e collaboratori a vario titolo si sono susseguiti nella storia della S.S. Brembo.
Insomma, sembra proprio che, dando seguito all’augurio di don Giacomo Piazzoli, le rose siano fiorite: da una sola squadra di calcio si è passati nel 1998 a otto squadre: tre di pallavolo e cinque di calcio, a cui vanno aggiunti il gruppo minivolley e la scuola di calcio (che ora si è fusa con le altre della Città).

Risultati che – vale la pena sottolinearlo – non si sarebbero mai raggiunti se non ci fosse stata collaborazione totale tra società sportiva e parrocchia: il cuore degli sportivi di Brembo è pieno di gratitudine nei confronti delle persone e dell’istituzione che per primi hanno creduto in un sogno: un sogno che dura da quarant’anni.